Livia
— SCIORILLI BORRELLI
Livia Sciorilli Borrelli è una artista milanese di Fiber Art. Nata e cresciuta a Roma e laureata in matematica, ha vissuto per più di 10 anni nella campagna toscana. Qui inizia la ricerca per dare contenuto a quello che da principio era gioco, il desiderio di dare senso e continuità a materiali ormai scartati. La rielaborazione, il dare nuova vita ai materiali, in particolare filati, anche disfacendo vecchie cose e utilizzando avanzi di altre lavorazioni, è cifra costante nel suo percorso. Filati e lavori, che, però, devono essere naturali, piacevoli da toccare, di vera lana. In questo, ha sicuramente una componente “genetica”, in quanto sua madre proveniva da una famiglia di industriali tessili arrivati in Italia dalla Germania da alcune generazioni, e da lei ha acquisito la passione per i “buoni” tessuti, naturali, che diano piacere nell’essere toccati.
Livia Sciorilli Borrelli, Untitled, lana a uncinetto, 222 x 300 cm.
Livia Sciorilli Borrelli, Untitled, lana a uncinetto, 66 x 69 cm.
Livia Sciorilli Borrelli, Untitled, lana a uncinetto, 225 x 260 cm.
sotto “Rosso con vela” 85×165, 2015
Installation view
Coperte che non sono coperte di Gabi Scardi
Spinta da un bisogno primario, Livia Sciorilli Borrelli lavora a maglia.
Da decenni realizza, con questa tecnica manuale tradizionalmente femminile, manufatti che non è possibile costruire in rigide categorie. Coperte che non sono coperte; di tinte e formati diversi, di grandi dimensioni. Ognuna di esse è costruita come uno spazio in sé, un campo di forze occupato da ampie campiture di colore: forme essenziali, che mostrano scaturire naturalmente dal lavoro della mano.
Per poterne cogliere il senso necessario stenderle in tutta la loro grandezza, in orizzontale o in verticale. I motivi sono per lo più geometrici, ma mai rigidi. In qualche caso sulla superficie si palesano sagome riconoscibili: figura, paesaggi, skyline urbani.
I punti, disciplinati da decenni di pratica, sono regolari, ma mai meccanici. Lasciano percepire la mano che li ha intrecciati. Nella loro fisicità evocano i movimenti del corpo, l’interazione con il materiale, la capacità dei gesti dell’assecondare le scelte della mente.
Il cromatismo può mutare molto, anche in relazione alla lana disponibile. Perché, se gli accostamenti sono sempre attenti, d’altra parte L.S.B., nel proprio lavoro, parte da lana trovata: avanzi di lavorazioni, o certi fili ricavati disfacendo vecchi indumenti scartati da altri, come si usava un tempo.
Nelle opere c’è dunque un componente di indeterminazione iniziale che non è arbitrarietà né incertezza, ma è anche un sottrarsi alla coercizione del progetto e lasciarsi andare alle sollecitazioni e alle varianti dovute alla congiuntura.
Questo lavoro, che si moltiplica mano a mano che la vita scorre, consiste in scelte, gesti e azioni controllati e ormai consueti, frutto di un lavoro che assorbe e di una conoscenza connaturata. Ma lascia comunque spazio alla scoperta, ed è dotato della possibilità di rinnovarsi.
Le scelte formali si compiono di volta in volta, in fase di elaborazione creativa. L’elemento estetico è forte, e comprende un senso del colore e delle forme, una tattilità, e un’essenzialità che si coniuga con un’espressività immediata.
L.S.B. manipola le proprie opere con affetto e con naturalezza. Ama parlare del significato di ogni singolo pezzo. Ad alcune attribuisce particolare importanza. È il caso di quello che lei stessa presenta come il suo primo lavoro: Quadrato, Triangolo, Backgammon, Dama. O del grande Labirinto: reinterpretazione in chiave personale di un tema classico. O Egon Schiele: un grande campo grigio su cui scorre una sola linea sottile, di un rosso intenso; un modo per evocare un senso di introspezione e di tensione interiore.
Le sue ampie superfici sono spazi integrati in tutta la libertà. L’elemento architettonico e planimetrico emerge con chiarezza: grandi forme primarie si disegnano su una pianta libera, ogni punto della quale è disponibile: niente griglie compositive, niente elementi di contenimento, nessuna parte della superficie è preclusa.
In tutto questo L.S.B. esprime la tendenza a trascrivere il mondo interiore, affidandosi all’intuizione. La sua stessa fisicità, la tattilità del risultato fanno delle sue opere un lavoro organico, connesso con i movimenti del corpo e con la sua interazione con il mondo.
I riferimenti possono variare ampiamente: dalla modernità, che è il suo richiamo principale, tutta l’arte concreta, allo psicologismo dell’espressionismo austriaco e tedesco, alla tendenza del Surrealismo e all’inseguire visioni.
Una pratica dichiarata, profonda risonanza riguarda la pratica giapponese kintsugi consistente nel suturare le ferite di oggetti di ceramica in frantumi tramite una riparazione in oro. O con la tradizionale tecnica Boro in cui porzioni di tessuti scartati vengono recuperate e riutilizzate per produrre nuovi tessuti, che però mantengono le cicatrici della vita precedente.
Tecnica e metafora si sovrappongono in questo che è un modo per trasformare gli scarti in opportunità, investendoli di un nuovo valore: sottrarre allo scarto definitivo ciò che pareva aver concluso il proprio ciclo vitale ed economico e restituirgli non solo vita, ma valore, è un modo per esprimere una precisa idea, ovvero che è necessario produrre continuamente “altro”, ma che è possibile partire da ciò che c’è.
Inoltre, se il caso interviene nel reperimento della lana contribuendo a rendere irripetibile ognuno dei suoi lavori a maglia, il materiale riscattato dall’attenzione, dalla cura, da uno sguardo che tende ad avvalorare ogni cosa non è mai neutro, anonimo, ma contribuisce a immettere in ogni manufatto un senso di identità personale.
Le “coperte” assumono così densità di significato e carica affettiva.
Non si tratta dunque del solo, apparentemente semplice, lavorare, ma di un’arte del fare, realmente rivitalizzante, dotata di una forte dimensione sensibile ed emozionale, a cui si somma la capacità di dare forma tangibile all’idea di rinascita e di rigenerazione. Una scelta di libertà, un atto poetico per eccellenza. Ma anche un modo per dire che le cose non nascono mai dal nulla. Che ciò che pareva marginale può invece essere prezioso.
Una forma sottile di insubordinazione e di resistenza rispetto al ciclo economico basato esclusivamente sulla proliferazione, sulla velocità e sulla logica del consumo. Un modo, anche, per esprimere, nell’epoca della produzione di massa, la possibilità di recuperare un rapporto fisico, ravvicinato, diretto con la realtà.
Le opere di L.S.B. sono dunque l’esito di una spontaneità che non è semplice immediatezza, bensì frutto di una scelta che si rinnova nel tempo. E in effetti il tempo, nel suo lavoro, ha un ruolo importante. È il tempo dell’ideazione, dell’elaborazione, e quindi dell’esecuzione: un’esecuzione che, per ogni singolo pezzo, può richiedere mesi di impegno regolato del corpo e della mente; e di zelo, di rigore, di tenacia.
Ed è la temporalità dilatata d’insieme, in nome del quale questo corpus di lavori si configura come un’esperienza autobiografica.
Una sorta di diario sempre in fieri, singolare per antonomasia, che, senza molti periodi di pausa, si è andata sviluppando sin dalla giovinezza dell’autrice, e pare ancora doversi prolungare fino a corrispondere all’esperienza di una vita.
Un deposito del tempo, un canto alla durata, un atto di resistenza e di resilienza, di fedeltà a una scelta. Un impegno che nasce da un’istanza esistenziale, e anche etica. Il filo è potenzialmente infinito.
Negli anni recenti L.S.B. ha cominciato a spaziare. Ha immesso nel lavoro alcune varianti, a partire dalla scala: al grande si sono andati affiancando dimensioni medie, piccole o piccolissime. Gli ultimi esiti arrivano a misurare venti centimetri per venti. Formati liberatori, che forse proprio la fiducia in sé e nelle proprie abilità le consente di concedersi. Ma ugualmente carichi, ricchi, completi e soddisfacenti.
Non solo. Per molti anni L.S.B. ha lavorato nell’intimità della dimensione domestica. Ora ha cominciato a pensarsi in relazione al mondo. Il suo era un testo scritto anzitutto per sé. Ora è arrivato il momento di offrirlo agli altri.
Nel passaggio dal monologo al dialogo la sua maglia poetica mantiene la qualità intima di mappa di un mondo interiore.